Partigiani in ogni Quartiere sui bandi del Comune

 

 La storia è lunga e ripetitiva ma vale la pena di ricordarla.

 

C’era una volta una sindaca ottusa e un vice-sindaco un po’ fascista che pensarono bene di liberarsi di certi spazi comunali scomodi (centri occupati, cascine, circoli), facendo contemporaneamente cassa per la Milano dell’EXPO 2015, semplicemente con lo sgombero e la messa all’asta al miglior offerente di suddetti stabili.

Probabilmente non avevano fatto i conti con decenni di esperienze, frequentazioni e significatività di quei luoghi, riconosciute dalla sensibilità sociale e collettiva che negli anni si era formata attraverso l’agire comune e la condivisione delle idee.

 

La rete antifascista P.O.Q. è nata in quegli anni, ed agisce tutt’oggi nei quartieri popolari della città, grazie proprio a questo senso di ‘bene comune’ e di partecipazione dal basso, di riappropriazione degli spazi urbani e di rivendicazione di identità politica, ben lontano da luoghi e pratiche istituzionali e partitiche, naturalmente immune da sollecitazioni redditizie o lucrative.

La rete non ha mai sentito la necessità di costituirsi in associazione o darsi alcuna veste istituzionale: la pratica dell’autorganizzazione è la base del nostro agire politico e non demanderemo mai a nessun burocrate di turno la realizzazione dei nostri desideri, così come gli spazi occupati riescono ad essere fucine di creatività e socialità proprio perché fuori dal controllo e dalla pianificazione del sistema.

 

Ma improvvisamente il vento cambiò!

La gente era entusiasta del nuovo sindaco compagno e dell’assessore un po’ democristiano che solidarizzavano con i movimenti e promettevano libertà, equità e prosperità!

Dopo un anno esatto dall’incoronazione popolare e dopo conferenze stampa a sostegno di un grandioso esempio di occupazione del patrimonio edilizio milanese dimesso, al caro eletto viene in mente una bella idea.

Perché tutti questi spazi inutilizzati? Perché non assegnarli ad associazioni meritorie che facciano ciò di cui noi non siamo capaci?

Poco importa se da vent’anni si spendono per far sì che la cultura, la socialità e la consapevolezza politica siano merci senza alcun valore di scambio, o se nascono da progetti nuovi e partecipati senza chiedere un soldo di contributo municipale: l’importante è liberarsi da gente scomoda, che magari non vota nemmeno, e fare cassa per la Milano dell’EXPO 2015, semplicemente con lo sgombero e la messa al bando alla migliore associazione offerente di stabili e cascine demaniali.

 

P.O.Q. è e resterà al fianco di tutte le realtà autogestite; se la resistenza oggi vuol dire difendere spazi di libertà e di autodeterminazione che promuovono l’autocostruzione e la sostenibilità, che valorizzano l’aggregazione spontanea, l’autodeterminazione e l’autorganizzazione nei quartieri, che si oppongono a logiche di sfruttamento e segregazione, allora saremo sempre al fianco di chi ha voglia di spendersi in prima persona contro lo sfruttamento mediatico e istituzionale dei suoi ideali.

 

Partigiani in ogni Quartiere

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